La Déesse Venus
La Déesse Venus è un ensemble creato principalmente per l’interpretazione e la diffusione del madrigale del ‘500 e della polifonia contemporanea sacra e profana in tutte le lingue europee. Il nome è preso da una chanson a 5 voci di Philippe De Monte pubblicata in chiusura del suo tredicesimo libro dei madrigali a 5. Il riferimento alla dea dell’amore venerata presso gli antichi greci e assurta nel rinascimento a simbolo non solo dell’eros quanto della forza creativa della natura e dell’essenza del cosmo, riassume il concetto di umanesimo universale che concilia sacro e profano e che è alla base della cultura rinascimentale italiana e europea.
Mi è sembrato interessante in un momento di ripensamento come quello attuale sui fondamenti culturali di una unione europea, indirizzare il mio lavoro di musicista direttore non solo verso un godimento estetico per estraniarsi dalla realtà e dare un semplice svago, ma soprattutto verso una proposta di dialogo totale con il pubblico contemporaneo, unendo per così dire l’utile e il dilettevole. I nostri programmi, infatti, pur presentando la musica più bella scritta in stile polifonico, impegnano ed uniscono i più diversi campi della cultura europea del rinascimento: pittura, architettura, filosofia e letteratura, mirando a connettersi con il contemporaneo per riflettere, divertendosi e gustando bellezza, sui temi più importanti dell’oggi e di sempre.
Dunque un ensemble per musica antica, ma allo stesso tempo sempre moderna.
I cantanti che costituiscono la rosa del gruppo hanno in comune il fatto di essersi formati alla Schola Cantorum Basiliensis, ma differiscono per la provenienza e la multiforme varietà delle esperienze. Questa diversità costituisce uno dei punti di forza dell’ensemble per la varietà di colori possibili e di apporti interpretativi. Lungi dall’amalgamare in maniera impersonale le peculiarità vocali di ognuno, il lavoro del gruppo propone attraverso l’uso di differenti intonazioni e il rispetto delle strutture modali della polifonia, la valorizzazione non solo delle strutture musicali, ma anche dei cantanti stessi, favorendo così il vero scopo della musica di questa epoca e forse di sempre, unire le diversità in un “mirabile concento”. La parola Concentus infatti significa far suonare insieme strumenti o voci o note diverse.